Con pochissime eccezioni, gli anni ’80 del XX secolo possono essere definiti tragici per la musica non classica. Me lo ricordo ogni qualvolta nelle mie cuffie capita qualcosa di quella epoca…
Questa settimana, poi, le mie cuffie mi hanno pure ricordato di una certa Taylor Dayne, la quale aveva stabilito un record particolare nella velocità della carriera musicale. Infatti, nel 1988 era diventata molto famosa al primo tentativo, con la sua canzone «Tell it to My Heart» (poi inclusa nell’omonimo album), ma già nel 1990 la sua popolarità aveva iniziato a svanire altrettanto velocemente. Provate a valutare voi se si tratta di una grande perdita…
La prima canzone di Taylor Dayne che inserisco nel presente post è, appunto, la «Tell it to My Heart»:
La seconda canzone di Taylor Dayne scelta per oggi è la «I’ll Always Love You» (sempre dallo stesso album del 1988):
In conclusione, aggiungo che gli anni ’20 del XX secolo possono essere definiti, con pochissime eccezioni, assenti dalla storia della musica non classica: tantissimi «cantanti» e «musicisti» che stanno diventando famosi e premiati sono tanto pivi di caratteristiche da non riuscire nemmeno a fare schifo.
Il media Politico scrive che l’UE intende inserire la Russia nell’elenco dei Paesi ad alto rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Non posso dire con certezza se lo farà veramente, ma sulla base della logica di tutte le precedenti sanzioni europee contro la guerra, presumo che lo farà. E questo non sarà un colpo inferto al personaggio che ha scatenato la guerra e ai suoi complici, ma esclusivamente ai russi che sono fuggiti dalla guerra nell’UE. Le persone che vivono in Russia non noteranno proprio gli effetti di tale decisione dell’UE nella loro vita quotidiana (guadagnano in Russia e spendono in Russia), mentre per gli oppositori della guerra che sono fuggiti sarà molto più difficile utilizzare in Europa il denaro che sono riusciti a portare con sé. In generale, si tratta dell’ennesima decisione stupida, con la quale si imita ancora una volta una frenetica attività.
Ma è comunque interessante leggere il commento tecnico a questa decisione (nell’introduzione, per qualche strano motivo, si parla dell’inclusione della Russia nell’elenco come di un fatto già avvenuto, ma per ora non prestiamo attenzione a questo).
Il presidente del Consiglio europeo António Costa ha dichiarato, dopo l’incontro con il Presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev il 4 dicembre, che questa settimana a Bruxelles sono stati avviati i negoziati per un accordo sulla semplificazione del regime dei visti tra l’UE e il Kazakistan. Secondo Costa, dopo la firma dell’accordo sarà più facile per i cittadini di entrambe le parti incontrarsi, ricevere un’istruzione, fare affari e investire.
Non conosco le reali ragioni di questa mossa diplomatica né i risultati che porterà nella realtà. Però vedo in essa molti più vantaggi e obiettivi politici che il semplice miglioramento della vita della popolazione dei due territori. La semplificazione del regime dei visti è un buon tentativo di indebolire i legami del Kazakistan con la Russia di Putin. E questi legami attualmente si basano non solo sulla vicinanza territoriale, ma anche su legami economici di vario tipo: per esempio, attraverso il Kazakistan arriva in Russia una parte significativa delle importazioni di merci soggette alle sanzioni. La semplificazione del regime dei visti potrebbe rendere economicamente più vantaggiosa una cooperazione più stretta con l’Europa piuttosto che con la Russia.
Ma non so se tale misura sarà sufficiente: dai legami con i vicini fisici non si può comunque prescindere.
La Bloomberg scrive che Antonio Tajani, vice primo ministro e ministro degli Esteri italiano, ha definito prematura la partecipazione del Paese al programma NATO per l’acquisto di armi americane per l’Ucraina:
Se raggiungeremo un accordo e i combattimenti cesseranno, non ci sarà più bisogno di armi. Serviranno invece altre cose, come garanzie di sicurezza.
(È la prima volta che un governo europeo propone apertamente di non fornire ulteriori armi all’Ucraina durante i negoziati per il cessate il fuoco).
È veramente interessante: quali garanzie di sicurezza ha deciso di fornire Tajani al posto delle armi? Fermare con le proprie mani l’esercito russo quando inizierà una nuova aggressione da qualche parte? Mandare una spia che rubi a Putin il telefono con il quale dà l’ordine di una nuova guerra? Solo dichiarazioni verbali sulla necessità di credere nella pacificità di Putin?
È chiaro che con Putin vivo, i combattimenti cesseranno solo per un periodo di tempo molto limitato. E poi riprenderanno, perché solo con la guerra Putin può spiegare tutte le difficoltà interne al Paese e tutte le proprie azioni politiche. E solo durante la guerra non deve pensare a cosa fare con le conseguenze economiche e sociali della guerra. Una guerra permanente gli conviene. E una temporanea cessazione dei combattimenti lo aiuterà solo a riorganizzare le forze per un nuovo attacco.
È strano che certe persone apparentemente adulte non capiscano ancora cose così ovvie…
The Wall Street Journal scrive che il governo militare del Sudan ha proposto alla Russia di stipulare un accordo di cooperazione della durata di 25 anni che prevede la creazione di una base militare russa sulla costa del Mar Rosso. In base alla proposta, la Russia potrà schierare nel Paese fino a 300 militari e fino a quattro navi da guerra, comprese quelle «atomiche». Si propone di organizzare la base a Port Sudan o in un altro luogo, ancora non specificato. Inoltre, le autorità sudanesi offrono alla Russia l’accesso alle concessioni minerarie in Sudan, considerato il terzo produttore di oro in Africa. In cambio, le autorità sudanesi vorrebbero ottenere sistemi avanzati di difesa aerea russi e altre armi a prezzi agevolati, hanno riferito fonti del quotidiano.
Il motivo di tale offerta generosa: il regime militare sudanese, che sta combattendo contro i combattenti del gruppo «Forze di reazione rapida», si trova in una situazione difficile.
Tale notizia ci aiuta a comprendere ben due concetti che altrimenti avremmo scoperto tra chissà quanto tempo. In primo luogo, scopriamo che la Cina – che sta «colonizzando» il continente africano da anni – non è interessata ad aiutare militarmente nemmeno l’Africa (e non solo la Russia putiniana). Evidentemente, è interessata solo ai guadagni provenienti dalle attività civili.
In secondo luogo, «scopriamo» – ma lo potevamo immaginare facilmente anche prima – che negli Stati africani c’è un interesse scarsissimo alla comprensione delle problematiche delle lontane terre europee. Il governo militare sudanese, per esempio, non si rende conto del fatto che lo Stato russo da quasi quattro anni sta disperatamente cercando di raccogliere più armi possibile per continuare la guerra in Ucraina e non alcunché da regalare a un governo africano in difficoltà. Anche se l’interesse politico a fare un’altra base militare all’estero è altissimo.
Lo scorso fine settimana, la polizia della Repubblica Sudafricana ha arrestato almeno cinque persone sospettate di collaborare con la Russia e di reclutare residenti locali nelle file delle forze armate russe. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg e dal quotidiano locale Times Live, una delle persone arrestate è una conduttrice radiofonica dell’emittente statale SAfm e copresidente dell’Associazione dei giornalisti dei Paesi BRICS. Gli arresti sono avvenuti dopo che a metà novembre l’agenzia Bloomberg aveva riferito del reclutamento nell’esercito russo di circa 20 cittadini sudafricani e del Botswana con la partecipazione della figlia dell’ex presidente sudafricano Duduzi Zuma-Sambudla. Secondo l’agenzia, è stato loro offerto un lavoro come guardie del corpo per il nuovo partito dell’ex leader sudafricano Jacob Zuma, per il quale era necessario seguire un addestramento in Russia. Una volta lì, al gruppo di uomini è stato chiesto di firmare dei documenti in russo, che si sono rivelati essere contratti di servizio nelle forze armate russe.
Potrebbe sembrare una semplice notizia proveniente dalle terre lontanissime e, dunque, poco interessante per la maggioranza degli europei. In realtà, però, è una notizia interessante per tutti coloro che non solo seguono l’andamento della guerra in Ucraina (è inutile precisare perché l’esercito russo sta raccogliendo i futuri cadaveri in giro per il mondo), ma hanno pure qualche illusione o incomprensione circa l’utilità reale del BRICS. Ebbene, pur essendo una organizzazione pensata prevalentemente per obiettivi economici, è spesso spacciata dallo Stato russo come una organizzazione costruita attorno alla Russia e «comandata» da quest’ultima. Però sulla pratica gli Stati del BRICS si rifiutano di essere i fornitori dei mercenari per la guerra tanto importante per Putin. E non l’unico indicatore della non-leadership russa.
A volte, molto raramente, nel resto mi capita qualche moneta diversa da quelle dell’euro. In alcuni casi estremi capitano pure le vecchie lire…

… e ogni volta mi arrabbio tantissimo perché non mi capitano mai le monete con le quali potrei completare la mia collezione!
P.S.: le persone poco esperte della numismatica potrebbero pensare che le monete della lira abbiano avuto poche varianti. Ma in realtà non è proprio così: anche se escludiamo le lire della Città di Vaticano, a me mancano 23 monete su 46 cognate in tutto il periodo dal 1946 al 1999. Infatti, le monete di alcune taglie hanno avuto due o tre varianti del design nel corso della storia (quelle che vanno da 1 a 100 lire), mentre alcune altre (quelle da 100, 200 e 500 lire) hanno avuto diverse varianti commemorative. La moneta da 1000 lire, poi, ha avuto una versione con la mappa dell’Europa sbagliata (io questa ce l’ho già).
Ma non so se mi conviene, in questa sede, entrare troppo in dettaglio: non vorrei complicarmi da solo il già difficile compito della ricerca degli esemplari mancanti (i concorrenti ben informati non devono aumentare! ahahaha).
P.P.S.: buona giornata della numismatica a tutti coloro che la festeggiano oggi.
Garri Kasparov è un tipo che spesso si emoziona tanto anche quando dice delle cose abbastanza scontate (purtroppo, mettendosi a parlare di politica dice prevalentemente quelle), ma a volte si può anche ascoltarlo:
Forse, se ripetiamo la stessa cosa qualche milione di volte, finalmente la sentiranno le persone giuste.
I 12 «Études d’exécution transcendante» di Franz Liszt sono probabilmente le composizioni che riassumono al meglio l’immagine «popolare» del suo stile. Ma non tutta la varietà del suo stile che in realtà / secondo me c’è.
Ma sono sicuramente da ascoltare.
Purtroppo, questa nuova profondità raggiunta dalla «giustizia» russa nella sua caduta non mi sorprende. Ma suscita altre forti emozioni.
Mi riferisco alla sentenza di cui avrete probabilmente già sentito parlare, ma della quale ora potreste (ancora una volta?) leggere in dettaglio: il tribunale militare distrettuale meridionale ha condannato all’ergastolo gli imputati nel caso dell’attentato terroristico sul ponte di Crimea (nella mia terminologia, un normale episodio della guerra in corso, avvenuto l’8 ottobre 2022). Secondo l’accusa, alcuni uomini d’affari, un agricoltore e un camionista – otto persone in totale – hanno aiutato i servizi segreti ucraini a far esplodere un camion carico di esplosivo sul ponte (costruito dalla Russia dopo l’annessione della Crimea). Nessuno dei condannati ha ammesso la propria colpevolezza. Gli imputati hanno sostenuto di aver semplicemente svolto il loro lavoro abituale e di non essere stati a conoscenza dell’esplosivo nascosto nel carico del camion. È noto che si sono presentati spontaneamente alla polizia. L’indagine non ha stabilito che fossero a conoscenza dell’imminente esplosione del ponte. Il fatto che le forze dell’ordine ucraine abbiano utilizzato gli imputati alla cieca è stato riferito dallo stesso capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina Vasily Malyuk.
Ma sono stati condannati loro e non, per esempio, coloro che avrebbero dovuto impedire tali atti «terroristici». A quanto pare, quelle persone si sono già riabilitate combattendo i «terroristi» adolescenti sui social network.



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