Formalmente, il gruppo rock (strumentale) statunitense The Ventures è uno dei gruppi più longevi al mondo: è nato nel 1958, anche se nessun membro della gloriosa formazione originale è ancora in attività o addirittura in vita. Allo stesso tempo, è uno dei gruppi di maggior successo commerciale della storia.
In questa sede, però, ci interessa il fatto che The Ventures storici, avendo sperimentato tanto con il suono, hanno esercitato una certa influenza su tantissimi altri gruppi di epoche diverse e si sono guadagnati il titolo di «The Band that Launched a Thousand Bands».
Una delle manifestazioni più interessanti della influenza della loro musica è il brano «Surf Rider (Spudnik)», il quale era stato incluso – sotto due nomi diversi – negli album «Mashed Potatoes and Gravy» (1962) e «Surfing» (1963).
Già nel 1963 hanno iniziato a comparire sul mercato le prime (tra le numerose) cover di quel brano. Una delle prime è stata una versione allungata e velocizzata del gruppo californiano The Lively Ones (l’album che la contiene si chiama «Surf Rider!»):
Vi è sembrata già più famigliare? Giusto. Proprio questa cover si sente durante i titoli finali del film «Pulp Fiction» di Quentin Tarantino. Il problema è che più o meno tutti si sono dimenticati, ben prima del 1994, dell’originale de The Ventures.
Quindi a questo punto The Ventures hanno deciso di sfruttare la situazione e reinserire il proprio «Surf Rider» nel programma dei concerti. Ma lo hanno anche rielaborato un po’:
In questo modo è stato salvato dall’oblio, grazie alla loro influenza, uno dei brani del gruppo.
L’archivio del tag «the ventures»
30/04/2022 alle 18:30
12/05/2018 alle 18:30
Il gruppo statunitense The Ventures si è formato nel 1958 in un modo solitamente tipico alle band adolescenziali. Un giorno Bob Bogle si è presentato nel negozio delle automobili usate del suo amico Don Wilson e gli disse:
«A noi entrambi piace la musica, organizziamo un gruppo!»
«E come facciamo? Non sappiamo suonare!», rispose Don.
«E vabbè, suoniamo la musica come la sentiamo e vediamo cosa ne viene fuori…»
La conseguenza di questo dialogo (solo riassunto da me) sono stati diversi decenni di storia pieni di brani di una buona qualità. Ne metto, ormai da tradizione, solo due: scelti tra quelli degli album iniziali.
Prima il «Rebel – Rouser»:
E poi «Honky – Tonk»